Joseph Halevi: La strada verso Paolo Sylos Labini
Diffondiamo da www.syloslabini.info del 17 dicembre 2015 l’intervento di Joseph Halevi “La strada verso Suylos” sull’economista Paolo Sylos Labini morto a Roma il 7 dicembre 2005
Nacqui a Haifa il 6 novembre 1946, allora parte della Palestina mandataria britannica e dal 1948 appartenente allo Stato di Israele – svuotata però dalla maggioranza dei suoi abitanti arabi. Mia madre Mazal (Fortunata) Hasson era lucchese di nascita; con genitori ebrei di Istanbul stabilitisi in Italia poco prima del conflitto ‘14-‘18. Dopo l‘8 Settembre del ‘43 mio nonno con le figlie si rifugiò a Roma, mentre mia nonna Sarah Behar, separata, si trovava in Francia e scomparve per sempre deportata da Drancy, il campo di internamento accanto allo scalo ferroviario a nord di Parigi utilizzato dai nazisti nella loro opera di genocidio. Mio padre era un ebreo russo sionista-socialista emigrato in Palestina alla metà degli anni ‘20. Eliezer Hurwitz poi, con la nomina a diplomatico israeliano nel 1948, diventato Halevi – risaliva la Penisola nell‘Ottava Armata Britannica e incontrò mia madre all‘indomani della Liberazione di Roma.
Sarà stato perché da ragazzetto mia madre mi portò a Sant‘Anna di Stazzema raccontandomi tutta la storia, fatto che mi rimase impresso per sempre, non ho mai sposato a fondo l‘ideologia sionista. Per me grazie alla Resistenza l‘Italia era il paese ove ‘sorgeva il sol dell‘avvenir‘ . Lo si sentiva nella letteratura, nel cinema e nel pensiero economico e sociale oltre che nella politica partitica. Andai a conoscere Paolo Sylos Labini nel 1968 senza alcuna intenzione di diventare un economista. Piuttosto ero spinto dall‘esigenza di capire i processi moderni dell‘accumulazione capitalistica al fine di essere “un buon comunista“.
E fu proprio nel mio ambiente PCI-CGIL che mi venne consigliato di incontrare Paolo Sylos Labini. Mi seguì, assieme all‘ottimo e compianto professor Sergio Steve di Scienza delle Finanze, fino alla Laurea (1973-74) che fu presso la Facoltà di Filosofia. Si sviluppò così un rapporto durato fino alla sua scomparsa che personalmente considero prematura. Con grande rammarico non riuscii a rimanere in Italia e iniziai una serie di emigrazioni che mi portarono a New York ove ebbi, presso la New School of Social Research, il primo incarico di docente ultra precario e poi in Australia con un posto di ruolo alla facoltà di economia della University of Sydney.
Paolo Sylos Labini è stato per me un pilastro morale ed intellettuale fondamentale. Vivendo nel mondo anglo-neoclassico ho sempre tenuto i lavori di Paolo Sylos Labini e di Luigi Pasinetti a portata di mano sia come vaccini che come strumenti di combattimento. Ciò si riflette pienamente nelle mie pubblicazioni e nei corsi che ho insegnato a Sydney come alle università di Grenoble e Nizza che per due decenni hanno fatto la pazzia di invitarmi regolarmente. A Paolo Sylos Labini, al suo esprit, devo gran parte della mia apertura intellettuale mentre per la restante parte sono rimasto un trinariciuto nell‘accezione di Guareschi.